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Le Fortificazioni

La travagliata storia della Valle di Susa ha portato, nel corso dei secoli, alla costruzione di fortificazioni, alcune delle quali recentemente restaurate, visitabili e sede di manifestazioni culturali.

FORTE  DI EXILLES
Il Forte di Exilles è uno dei più importanti sistemi difensivi del Piemonte. A varie riprese fu impiegato sia dai Savoia che dai francesi, in quanto, posto in una zona ristretta della valle, può difendere in entrambe le direzioni.
Già nel VII secolo alcune cronache parlano di fortificazioni nella zona.
Nel 1155 la fortezza appartiene ai Bermond di Besançon, conti di Albon, per la protezione della strada che portava al Monginevro.
Una prima descrizione risale al 1339, ma cita anche alcune torri, non più presenti n  ella struttura attuale.
Alla fine del XV secolo viene  usata come deposito di munizioni dai francesi di Carlo VIII, mentre successivamente viene ampliata e rinforzata dai Savoia.
Il forte passa di mano svariate volte e tornarà ad essere Savoia nel  1708, dopo un mese di assedio.
Precedentemente i francesi avevano rinforzato le difese del forte e lo avevano utilizzato come punto chiave logistico di primaria importanza. Dal 1601, anno del trattato di Lione, imponenti lavori di restauro sotto la guida dell'ingegner Jean de Beins avevano rimodernato la struttura, resa ormai insufficiente dall'avvento dell'artiglieria. Fra le altre cose era stata costruita la Rampa Reale, lunga un chilometro e lastricata a ciottolato, che conduce all'ingresso principale, varcato il quale si dipanano due ripide salite a tenaglia che conducono alla cittadella vera e propria, edificata intorno all'enorme Cortile del Cavaliere, nucleo centrale della costruzione. Altre aggiunte erano state una cappella (oggi sconsacrata e utilizzata per concerti) e il pozzo, profondo 70 metri e realizzato in quattro anni di scavi.
Il Trattato di Utrecht sancirà infine la definitiva appartenenza della intera Valle di Susa (e, quindi, anche del forte di Exilles) al neonato Regno di Sicilia (che poco dopo diventerà Regno di Sardegna). Nel 1720 viene incaricato l'architetto Ignazio Bertola, figlio adottivo di Antonio, di rafforzare il Forte di Exilles. I lavori durano oltre sei anni (terminano nel 1726) ed alla fine il forte risulta un gioiello di arte militare. Nel settembre del 1745, nel corso della guerra di successione austriaca, le tuppe francesi tentano di aprirsi la strada verso la bassa valle di Susa attaccando il forte, ma vengono respinti dalle cannonate della guarnigione al comando del capitano Papacino d'Antoni.
Con l'avvento di Napoleone Bonaparte il forte è destinato alla demolizione: così vuole il Trattato di Parigi, stipulato a seguito dell'armistizio di Cherasco). Verrà riedificato con il ritorno del Piemonte e della Savoia al Regno di Sardegna, sancito dal Congresso di Vienna (1814). La ricostruzione dura dal 1818 al 1829: viene riproposta la stessa architettura preesistente, aggiornandola soltanto alle nuove esigenze militari.
L'8 settembre 1943 il Forte di Exilles viene abbandonato definitivamente dall'esercito e rimane a lungo in balìa dei vandali e degli eventi atmosferici. Nel 1978 la Regione Piemonte acquisisce il bene dal Demanio Militare con comodato, con l'impegno di provvedere al restauro e recupero funzionale del monumento. Viene quindi sviluppato il progetto di restauro conservativo, interno ed esterno, finalizzato alla definizione di un assetto complessivo del Forte tale da costituire il riferimento globale per tutti i successivi interventi. Nell'aprile del 1996 viene stipulata una Convenzione tra la Regione Piemonte e il Museo Nazionale della Montagna di Torino per la valorizzazione e promozione del Forte di Exilles. Il monumento e le aree museali sono state aperte al pubblico l'8 luglio 2000.

 

FORTE DELLA BRUNETTA
I lavori per la costruzione del Forte della Brunetta vennero iniziato nel 1708, nel quadro di un rafforzamento delle fortificazioni ai confini del Ducato di Savoia che si erano mostrate capaci, durante la guerra di successione spagnola, di essere in grado di arrestare o rallentare pesantemente le operazioni militari nemiche. Il forte su consegnato circa 30 anni dopo la posa della prima pietraVai a: navigazione, ricerca
Il sito prescelto per ospitare il nuovo forte fu uno sperone di roccia, detto altura della Brunetta, che sovrastava la cittadina di Susa situato sulla sponda sinistra della Dora Riparia, fra questo corso d’acqua e il torrente Cenischia. Il progetto del nuovo forte furono affidati all’ ingegnere sabaudo Antonio Bertola e l’opera incluse il vecchio forte S. Maria, protagonista di numerosi eventi bellici che però l’avevano ridotto in rovina, e la ridotta Catinat che controllava dall’alto in modo specifico lo sbocco della Val Cenischia.
Il forte, che era in realtà una vera e propria cittadella militare estesa più di 300 000 m², possedeva i suoi bastioni scolpiti direttamente nella viva roccia ed era considerato imprendibile. Sia l’imperatore austro-ungarico Giuseppe II che visitò la fortezza nel 1769 sia lo zar russo Paolo che vi soggiornò nel 1791, ne furono sinceramente meravigliati. Il forte non sparò mai neanche un colpo, in quanto durante le campagne napoleoniche l’esercito francese transitò dal colle del Gran S. Bernardo investendo il forte di Bard.
Nel 1796 Napoleone, sconfitto il Regno di Sardegna, con l’armistizio di Cherasco impone la distruzione di tutte le fortificazioni del regno, compreso il forte della Brunetta.
Con la restaurazione fu decisa la ricostruzione dei forti distrutti ma non di quello della Brunetta. Napoleone aveva reso carrozzabile la strada del Moncenisio e apparve dunque evidente come uno sbarramento fortificato avrebbe dovuto trovarsi prima del colle. Al posto del forte della Brunetta fu dunque decisa la costruzione di un complesso fortificato presso il sito dell’Esseillon in Savoia.
Il sito del forte, completamente smantellato, oggi è proprietà privata. Il restauro di molte delle strutture ne permette l’ utilizzazione come albergo luogo per ricevimenti e manifestazioni culturali.

 

FORTE BRAMAFAM
Il forte Bramafam è una fortificazione che si trova in Val di Susa, vicino a Bardonecchia; eretto sul costone omonimo (1447 m.s.l.m.) al margine sud orientale della conca di Bardonecchia, per estensione ed armamento può essere considerata la più grande opera fortificata di fine Ottocento delle Alpi Cozie.
La fortificazione venne costruita tra il 1874 e il 1889. Fu costruito per difendere la linea ferroviaria Torino-Modane ed il traforo ferroviario del Frejus, inaugurati in quegli anni. Il forte, che all'apice della funzionalità contava più di 200 unità, controllava il paese di Bardonecchia e le valli della Rho e del Frèjus e teneva sotto tiro l'imbocco italiano del traforo ferroviario da allora probabili attacchi francesi.
In origine il forte aveva in dotazione 4 cannoni da 9 ARC Ret disposti in barbetta puntati contro l'imbocco del traforo. Fra il 1883 e il 1889 assunse l'aspetto di un vero e proprio forte dotato di diversi tipi di artiglieria. Nel 1892 una relazione del servizio di spionaggio francese segnalava come il forte poteva definirsi ormai completo e che presto sarebbe stato dotato di artiglieria in cupola. Il Bramafam adottò infatti le prime installazioni corazzate impiegate dalle fortificazioni italiane. Si trattava di affusti corazzati, prodotti dalla casa tedesca Gruson di Magdeburgo, armati con un cannone 12 GRC Ret da 120 mm. L'opera disponeva anche di quattro torrette a scomparsa Gruson per cannone a tiro rapido da 57 mm: si trattava di una torretta metallica che normalmente aderiva con la superficie superiore al piano della copertura. Con un meccanismo a contrappeso la si poteva sollevare, far uscire la volata del pezzo, sparare e quindi farla tornare nella posizione iniziale; questi cannoni erano del tutto simili a quelli installati al Forte del Colle delle Finestre ed al forte Combe nei pressi di Giaglione). Inoltre vi erano anche 6 cannoni da 87B in barbetta, 2 cannoni da 15 GRC Ret ed altri pezzi pronti per essere posti in batteria qualora se ne fosse mostrata la necessità.
Disarmato parzialmente nel corso della Prima guerra mondiale, il forte fu adibito a campo di prigionia per gli austriaci che lavoravano in zona alla manutenzione delle strade militari e della galleria del Fréjus. Negli anni Trenta l'opera venne integrata con la costruzione di due moderni centri di resistenza in caverna del Vallo Alpino ed armata, oltre che dalle 2 torri 120/21, anche da una sezione di cannoni da 149/35. Nonostante fosse superata per concezioni tecniche, fu costantemente presidiato ed armato.
Il 21 giugno 1940, nel corso dell'offensiva italiana contro la Francia, il forte fu bersagliato dai tiri dell'artiglieria nemica e dalle bombe lasciate cadere da sette aerei francesi: i danni si limitarono però soltanto ad alcune strutture esterne.
Nel settembre del 1943 venne occupato da un piccolo presidio tedesco che, per timore di colpi di mano dei partigiani, minò accuratamente tutta l'area circostante. Fu abbandonato dagli ultimi tedeschi in ritirata solo la mattina del 27 aprile 1945. Cessate le ostilità, in ottemperanza alle clausole del trattato di pace, l'opera venne dismessa dall'Esercito e abbandonata.
Il forte è ora gestito dall'Associazione per gli Studi di Storia e Architettura militare di Torino che ne cura, con rilevanti interventi di ripristino, il recupero funzionale per farlo diventare sede di mostre e di manifestazioni. Attualmente sono stati recuperati oltre 6000 m². Gli allestimenti museali sono stati realizzati nella caserma Ufficiali, caserma Truppa, nell'area dell'atrio e del corpo di guardia, nella caponiera e nell'accesso ad una torretta da 57 mm. Una di queste torrette è stata recentemente rifatta e rimessa in sito a cura dell’associazione che gestisce la fortezza.

 

 

2013-05-05_Paolo Tonarelli